Quel certo non so che

Non so da che parte cominciare, allora ci provo così: stamattina mi sono alzata alle 4.20, ho preso un vaporetto alle 4.45 e un treno alle 6.20 in direzione Firenze. Avevo un colloquio per una grossa società americana che organizza viaggi per vecchi. Mi hanno chiamata loro, questo ci tengo a dirlo. Comunque, con C. – che ho coinvolto nella correzione di una specie di statement perchè il suo inglese è decisamente migliore del mio – avevamo parlato di come affrontare un colloquio di gruppo all’americana (essere sempre presenti, rispondere, proporre, lasciare un’impressione e infatti mi ero messa un bel fiorone rosa sulla camicia) e avevo studiato il sito internet. E il colloquio di gruppo è stato come ce lo aspettavamo, se non che mi hanno spiazzata perchè anzichè presentare l’azienda i selezionatori chiedevano a noi di descrivere la mission, la storia, i valori. Con il senno di poi avrei dovuto impararmi a memoria la pappardella. Domanda clou: perchè vuoi lavorare per noi? E di nuovo: perchè ti dobbiamo selezionare? Nel giro di due ore ci hanno scremato di un terzo, neanche un “grazie e arrivederci” ed entro stasera ne rimarranno solo 6. Vero, è stata un’esperienza (costosa), non avevo nulla da perdere e so quel che valgo. Però…però se devo dirla tutta oscillo tra la rabbia perchè i colloqui di gruppo non sono mai stati il mio forte e la tristezza per aver perso un’opportunitá. Ho voglia di prendere gli esaminatori a ginocchiate inguinali perché erano aggressivi, ho voglia di piangere perché sì, ma soprattutto ho questa stramaledetta nausea che ci metterá giorni a passarmi.

3 pensieri su “Quel certo non so che

  1. Se ti può consolare, nessuno è mai preparato ai colloqui di gruppo grazie on desk: impari a farli solo facendone e bucandone in serie. Pensa che nel prossimo sarai più brava! E alla fine arriverà quello che davvero ti interessa, e non avrà segreti!

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